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LUGLIO 2022.Lavoro e sport matrimonio d interesse

Le fibrillazioni politiche e istituzionali che ci hanno accompagnati in questi mesi, hanno determinato, in conclusione, la caduta del Governo presieduto da Mario Draghi che, con il sostegno quasi unanime da parte di tutti i partiti, aveva gestito, in quest’ultimo anno e mezzo, prima la trattazione e la risoluzione dell’evento pandemico e, successivamente, la crisi politica e militare della Guerra Russo-Ucraina e le conseguenti ripercussioni economiche che hanno investito anche il nostro paese, principalmente in termini d’inflazione e aumento generalizzato dei costi delle materie prime e dell’energia. Non è qui la sede per argomentare a favore o contro queste scelte, anche se il Presidente Nazionale del CSI Vittorio Bosio ha fatto suo, nelle scorse settimane, l’appello a proseguire nell’azione di governo fino al termine della legislatura del 2023, appello sottoscritto anche da un gran numero di sindaci, imprenditori, esponenti del mondo della società civile e delle associazioni, e anche di quello dello sport, e risultato alla fine vano. In data 7 luglio, il Consiglio dei Ministri, in una delle ultime sedute prima delle dimissioni del Presidente, aveva esaminato e approvato un Decreto Legislativo, riguardante il lavoro sportivo. Tecnicamente, questo provvedimento, maturato dopo lunghi mesi di discussioni e numerosi incontri e lavori preparatori, cui ha partecipato anche il Centro Sportivo Italiano, non sempre ascoltato con profitto, va a integrare e modificare in diverse parti sostanziali il precedente D.lgs. 36/2021, uno dei decreti attuativi della Legge di Riforma dello Sport, come definita dall’art. 5 della Legge 86/2019. Legge, e successive modifiche e decreti attuativi, che tanti dubbi e apprensioni ha suscitato nel mondo dello sport. Due i principali problemi da affrontare, nel normare il lavoro sportivo. Regolamentare l’utilizzo dei compensi sportivi che, nel corso dei decenni, hanno finito per essere corrisposti a una pletora di operatori, anche non qualificati, utilizzando un’area di detassazione che era stata inizialmente prevista per tutt’altre fattispecie. Garantire, allo stesso tempo, alla stragrande maggioranza di autentici operatori sportivi, qualificati e certificati, tutta una serie di tutele (contributi, previdenza, sostegno al reddito…) di cui erano sempre stati privi, così come l’esplodere della pandemia da Covid-19 ha palesemente evidenziato, senza per questo pesare sui conti delle società sportive. Quattro le fattispecie introdotte dal decreto. Per tutti gli operatori, la quota di esenzione dall’Irpef è stata addirittura elevata da 10.000 a 15.000 euro. Allo stesso tempo, oltre i 5.000 euro annuali di compenso sportivo in qualunque modo percepiti, si renderà necessaria l’apertura di una posizione previdenziale, con versamento dei relativi contributi. Viene definita una nuova area, quella dei volontari, per i quali sarà possibile esclusivamente la corresponsione del rimborso delle spese documentate. Per chi percepisce compensi che possano presupporre, invece, un impegno pari ad almeno diciotto ore settimanali, viene reintrodotto il contratto di Co.co.co. o istituti simili. Vengono poi emanate altre disposizioni d’indirizzo. Fra queste, quattro principalmente. La possibilità di parziale distribuzione di utili per le società sportive. Il tentativo di armonizzare le norme relative alle Asd con quelle che fanno riferimento al Terzo Settore e all’ingresso delle stesse nel RUNTS. L’obbligo, per i Presidenti delle società sportive, di acquisire l’autorizzazione annuale del datore di lavoro (direttore o dirigente) in caso di corresponsione di compensi sportivi a dipendenti pubblici (insegnanti, dipendenti della Sanità, appartenenti alle Forze dell’Ordine, Ministeriali…). Infine, viene ribadito l’obbligo del tesseramento a una Federazione o Ente di Promozione Sportiva di tutti i soci e atleti, per usufruire degli sgravi e delle agevolazioni del sistema sportivo. Siamo, ovviamente, ancora nel campo delle ipotesi. Prima di tutto perché molte delle norme indicate sono solamente delle indicazioni, o si limitano a definire una cornice, in attesa di ulteriori provvedimenti e/o circolari attuative. Il percorso, se dovesse proseguire in questo senso, appare però abbastanza definito, nel bene e nel male. Secondariamente perché l’improvvisa crisi di Governo mette in discussione la conclusione dell’iter, visto che l’attività governativa proseguirà, fino alle elezioni, limitatamente all’ordinaria amministrazione, mettendo in forse l’attuazione di questo e di altri provvedimenti. Tutto lascia intendere che la partita sia ancora aperta, e si renderà necessario tornarci nei prossimi mesi, essendo il tema davvero cruciale per il futuro e la sopravvivenza di tutte le nostre realtà sportive e associative.

Andrea De David

presidenza@csibologna.it

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