Valore non valido
Valore non valido

DICEMBRE 2022.

Anna e le altreAnna è bolognese, ed è, a tutti gli effetti, un’esponente della Generazione Z. Quella generazione, identificata dai sociologi, i cui membri sono nati fra il 1997 e il 2012. Quella che ha seguito la Generazione definita Millennials, nati fra il 1981 e il 1996 e che, sembra incredibile, ha già una generazione successiva, identificata come Generazione Alpha, i nati cioè dopo il 2010… Altrimenti denominata, la Generazione Z per l’appunto, come Centennials, Digitarians, Zoomers (in tutti questi casi, definizioni più o meno chiare), oppure, ovviamente Post Millennials. Questa Generazione Z, dati anagrafici alla mano, risulta essere quella che si sta affacciando come protagonista, un poco alla volta, anche nel mondo dell’Università, della cultura, del lavoro e dell’informazione. Naturalmente, è anche quella che vediamo “sbocciare” anno dopo anno, anche nel mondo dello sport.

Ai recenti Mondiali di Calcio del Qatar, in mezzo ai tanti giovani e giovanissimi Gen Z, abbiamo visto segnare una rete davvero “baby” a Pablo Martin Paez Gavira, in arte “Gavi”, prodotto della cantera del Barcellona, nato nel 2004 e, quindi, con pochissime presenze, sia nella squadra di club, dove ha esordito l’anno scorso, sia nella nazionale spagnola. Nazionale spagnola dove però, oltre a mettersi in mostra per il talento precoce, dopo aver vinto il premio come miglior Under 21 del mondo, ha segnato il 23 novembre, nel 7 - 0 contro la Costa Rica, uno dei gol più giovani di sempre, a 18 anni e 110 giorni, terzo in una classifica che vede al primo posto un certo Pelè…

Un Mondiale per la verità molto controverso, e che lo è stato anche in questi dati anagrafici, se è vero che fra i campioni del Mondo della Nazionale Argentina, i protagonisti alla fine sono stati invece due 35enni, cosa mai accaduta prima d’ora, come Lionel Messi e Angel Di Maria.

Anna, dicevamo, è di poco più grande di Pablo Gavi, una campionessa anche lei, alla sua giovanissima età, ma, a differenza del calciatore spagnolo, può già vantare un palmares di tutto rispetto, in una disciplina spettacolare e impegnativa come la ginnastica ritmica: due medaglie d’oro e una di bronzo ai Campionati del Mondo, una medaglia d’oro e una d’argento ai Campionati Europei. Ma, a differenza del calciatore iberico, che si sta affacciando adesso alla ribalta mondiale, Anna è oggi già una ex atleta, ritirata, nel 2020, all’età di 19 anni. Non solo dalla Nazionale Italiana, di cui è stata per quasi quattro anni una delle colonne, ma dall’attività agonistica in assoluto.

Solo in minima parte, questo sfasamento temporale, nasce dalla precocità della disciplina praticata. Anna è stata infatti una delle primissime atlete a denunciare, su tutti i più importanti mezzi di informazione, le pressioni psicologiche, i metodi di allenamento, le coercizioni comportamentali al limite del bullismo e il regime alimentare e salutistico subito nell’ambito del gruppo squadra della Nazionale Italiana. Prima di lei, Nina Corradini aveva denunciato più o meno le stesse cose. L’obiettivo di essere sempre competitive, il sogno di una medaglia, primeggiare sin da giovanissime. Tutto questo pagato a caro prezzo: l’isolamento dalle amiche, addirittura dai genitori, umiliazioni sgradevoli in pubblico, una vita spesa fra collegio e palestra, quasi senza vedere la luce del sole. Alle loro, nelle settimane successive, sono seguite altre segnalazioni. Da parte di ragazze della stessa disciplina, ma anche di altre, sempre di alto e altissimo livello, di altri sport e non solo attività sportive, dove prestazione e sacrificio sono condizioni necessarie per raggiungere il top: ginnastica artistica, danza classica e danza sportiva. In tutto questo, alcune riflessioni si rendono necessarie. La prima, che tutte queste ragazze avrebbero meritato la ribalta e le copertine in precedenza, e per ben altri motivi; come spesso succede, non sono i successi e i meriti a fare notizia, ma le polemiche e gli scandali. In generale, prima di dipingere luoghi come l’Accademia di Desio quasi fossero dei lager, lasciamo alla magistratura, alla giustizia sportiva e a tutti gli organismi di controllo interno il tempo di approfondire le ricerche e le indagini, meglio se, per quanto possibile, lontane dai riflettori. Non facciamo poi, ovviamente, l’errore di generalizzare; si tratta, come giustamente detto da diverse parti, di attività di eccellenza dove rigore e disciplina sono a dir poco necessarie, senza naturalmente sconfinare nel patologico, evitando quindi pericolose generalizzazioni o una caccia alle streghe. Sarebbe a dir poco ipocrita pretendere poi risultati dai campioni e dalle campionesse, senza richiedere loro sacrifici.

Infine, cogliamo l’occasione anche noi, partendo dallo sport di base, per una grande campagna di riflessione ed educazione che possa coinvolgere atleti, dirigenti, allenatori e famiglie, sui temi della salute psicofisica, dell’alimentazione, del rapporto atleta-allenatore e atleta-prestazione. Ne parleremo già dai prossimi mesi. Intanto, Anna è tornata in palestra, a insegnare ginnastica a ragazze poco più giovani di lei, nel mondo dello sport di base, il nostro mondo.

Andrea De David

presidenza@csibologna.it

icona facebookicona youtubeicona twittericona instagram

 

 

L'editoriale

Lo Sport si racconta, con SportCityCult

MARZO 2024. In un momento storico come questo, dove tutti gli avvenimenti, non solo quelli sportivi, diventano superati, quando non anche obsoleti, nel breve volgere di...

Leggi tutto »
Vai all'archivio »

banner newsletter

Calendario Eventi