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Marzabotto e dintorni

DICEMBRE 2017

Non accenna a placarsi la polemica, rilanciata a livello nazionale da giornali, siti internet e social network, che ha coinvolto nelle passate settimane un gesto giudicato, a seconda delle sfumature e dei punti di vista, come provocatorio, offensivo, criminale, incauto oppure semplicemente goliardico oppure, ancora, male interpretato. Stiamo parlando del saluto romano effettuato (forse) da un ragazzo residente in provincia di Bologna, dopo aver segnato proprio allo scadere una rete sul campo di calcio di Marzabotto, mostrando anche una maglietta nera con le insegne della Repubblica Sociale Italiana, indossata sotto la divisa di gioco. Il giudizio sul gesto è per adesso sospeso, in attesa delle decisioni ufficiali, sia da parte della giustizia ordinaria, ove si potrebbe concretizzare l’ipotesi di reato di apologia del fascismo, sia da parte degli organismi inquirenti della FIGC. Nel frattempo, il giocatore non è ancora stato sospeso dall’attività sportiva, ma solo dalla propria società di appartenenza, ha cambiato squadra ed è già sceso in campo con la nuova maglia… Immediato lo sdegno da parte di diversi esponenti politici, non altrettanto attenti ed equilibrati abitualmente e, soprattutto, spesso del tutto disinteressati al bene del mondo dello sport, a partire da quello di base. Del tutto fuori luogo, sulla sponda opposta, i goffi tentativi di difenderlo o, addirittura, di farne una vittima, un simbolo. Le strade del ragazzo in questione, del quale non citiamo il nome, visto che basta aprire tutti i giorni il giornale per leggerlo, si sono già incrociate con quelle del CSI di Bologna: ha militato infatti in diverse squadre, di diverse discipline, del calcio, calcio a 5 e calcio a 7, a onore del vero con risultati di rilievo: suo, per esempio, il titolo di capocannoniere, conquistato un paio di stagioni fa. Vogliamo pertanto avanzare solamente qualche piccola riflessione, con molta pacatezza. La prima, ed è da sempre ispirazione per il Centro Sportivo Italiano, è che al centro di tutto ci deve essere sempre la persona. Quindi, al di là delle idee sbagliate, e al modo di manifestarle, è inutile, e forse addirittura deleterio, limitarsi a demonizzarlo, per cercare un capro espiatorio; molto più importante incontrarsi, per parlare e riflettere insieme, cosa che pochi hanno finora mostrato di voler fare. In seconda analisi, al di là delle idee di ciascuno, anche all’opposto delle nostre, e che vanno comunque difese e rispettate, ci sono limiti che non vanno oltrepassati, mai. Le vittime delle stragi, l’esaltazione di ideologie e regimi che hanno causato la distruzione di interi stati, milioni di morti, tragedie che nessuno vorrebbe mai rivivere, sono argomenti che non possono e non devono essere messi in discussione, così come gli ideali di libertà, di democrazia e tutto quanto sta alla base della nostra cultura e della nostra civiltà, e che ci è stato lasciato dai padri fondatori della nostra Repubblica. Valori che, nonostante gli errori e le imperfezioni, appartengono oggi a tutti. Terza e ultima riflessione, quella che ci fa dire che la politica deve entrare nel mondo dello sport unicamente per garantire l’accesso a tutti, la promozione delle associazioni e della salute e la buona gestione e amministrazione. Mai per rivendicare l’appartenenza ideologica, sia essa a favore o contro chi, a Marzabotto, pur non avendo esercitato nessuna violenza fisica, ha impropriamente invaso un terreno che non andava “sporcato”. E nel passato, purtroppo, tanti sono stati gli esempi funesti causati da questa diabolica commistione, fra sport e politica; dalle vicende umane di Arpad Weisz e Matthias Sindelar a quelle, nel campo opposto, di Eduard Streltsov e Nadia Comaneci. Se proprio vogliamo rendere onore ai Martiri di Monte Sole, piuttosto che partecipare a un dibattito inutile sui social network, suggeriamo a tutti di salire di nuovo, per un’escursione o una semplice passeggiata, sulle pendici di questo rilievo, dove ancora sono i resti delle strade, delle case, delle chiese che un tempo appartenevano alla comunità dell’appennino. In un luogo dall’immenso valore, sia storico che paesaggistico, tutto parla della storia di questa gente semplice, contadini e pastori, guidati da un manipolo di preti poco più che ragazzini, che ne hanno condiviso la sorte fino alla fine, travolti dalla storia e vittime di quella che fu una vera e propria pulizia etnica… Oggi riposano in un luogo di pace e di preghiera, nel silenzio.

Andrea De David

presidenza@csibologna.it

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