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GENNAIO 2019.

Finisce il mese di gennaio e, nelle settimane passate, c’è stato modo di ricordare un anniversario davvero eccezionale per tutta la nostra associazione. Il 5 gennaio del 1944, infatti, la Direzione Generale dell’Azione Cattolica, a Roma, deliberava la ricostituzione di un organismo che si sarebbe dovuto dedicare alla formazione dei giovani attraverso lo sport.

Ricostituzione, non creazione, perché la storia dello sport cattolico in Italia affondava le proprie radici sin dall’inizio del ‘900. Il 6 novembre del 1926, però, il Regio Decreto n. 1848 aveva sancito la soppressione di tutti gli organismi non fascisti e, fra questi, anche di quelli che si occupavano di educazione, formazione e delle istituzioni scolastiche diverse da quelle di regime.

 

Questa storia è stata raccontata già mille volte, mettendo l’accento sulla straordinarietà del momento e di quella decisione. Roma, e la maggior parte dell’Italia era, infatti, ancora in guerra e occupata dalle truppe tedesche. Nel gennaio del 1944 il Regime era caduto da sei mesi ma la Seconda Guerra Mondiale, seppur dall’esito ormai scontato, continuava ancora. Roma stessa sarebbe stata liberata solamente sei mesi dopo ma, in quelle stesse settimane. un regista, Roberto Rossellini, ideava il suo capolavoro, Roma Città Aperta. Fra le macerie, materiali e sociali, di una guerra spaventosa, dal coraggio di poche persone nasceva la speranza di un futuro migliore. La domanda di chi si approccia a questo momento storico, naturalmente, è sempre la stessa. Nel mezzo di una situazione del genere, il conflitto più lungo e spaventoso della storia, milioni di morti e la distruzione di oltre il cinquanta per cento delle case, delle infrastrutture, delle città, come poteva essere prioritario un tema apparentemente marginale come quello dell’attività sportiva?

 

In realtà, il tema dell’educazione dei giovani era stato nei decenni precedenti assolutamente centrale nella storia italiana, sia dal punto di vista della Chiesa che da quello dello Stato. La pratica sportiva, dapprima, era stata rilanciata, anche se solo per un’élite borghese, dalla rinascita dello spirito olimpico, già dalla fine del 1800. Via via che si diffondeva a strati sempre più ampi della popolazione, aveva iniziato a interessare sempre di più sia il Governo, che la Chiesa Cattolica che le organizzazioni politiche e partitiche, a partire da quelle socialiste. L’instaurazione del Regime Fascista aveva messo ancora di più al centro dell’azione dello stato l’attività sportiva, in funzione ideologica, retorica e militare.

E’ questo lo scenario che avevano in mente i padri fondatori del CSI, in un contesto di povertà, violenza e divisione, dello Stato Italiano e di tutto il mondo occidentale. Coraggio, quindi, lungimiranza e grande capacità organizzativa. In questi settantacinque anni il mondo è cambiato, così come la funzione di un Ente di Promozione Sportiva. Il sistema sport, proprio in questi mesi, si trova di fronte ad un progetto di grande riforma. Ancora una volta, l’impulso viene sia dalla politica, sia da mutate condizioni economiche e sociali.

 

Fra tutti gli Enti, come nel 1944, il CSI è chiamato a dire la sua, senza avere paura di sporcarsi le mani e confrontarsi con le diverse realtà ma, come sempre, cercando di mantenersi coerente e preservando l’equidistanza dalle appartenenze politiche: una delle caratteristiche che, pur far grandi difficoltà, resta uno dei punti di forza e di distinzione del Centro Sportivo Italiano. Ci saranno, in questo 2019, tantissimi momenti di festa e celebrazione. Sarà poi nei più piccoli centri sportivi, palestre, piscine, scuole, campetti di periferia che, tutti i giorni, porteremo avanti ogni giorno i valori e i principi dei nostri padri fondatori.          

Andrea De David

presidenza@csibologna.it

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