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Ciao BartolomeoCi ha lasciati nei giorni scorsi, a soli 70 anni, Bartolomeo Paparella.

Anche se aveva già dismesso da diversi anni giacchetta nera e fischietto, è stato per quasi 30 anni una delle colonne del Gruppo Arbitri del Centro Sportivo Italiano, prima nel calcio e, successivamente, anche nel calcio a 5.

Nato e cresciuto a Bari, si era trasferito dalla Puglia a Bologna, zona Corticella, seguendo il suo lavoro di ferroviere. In questo, ha costituito un unicum con i colleghi Angelo Ieva e Giovanni Dimastromatteo. Vicini di casa, colleghi di lavoro e, soprattutto, attivi tutti e tre come arbitri, e non solo, per il Centro Sportivo Italiano.

Parlare di loro, e di Bartolomeo in particolare, oggi, è parlare di un’epoca, recentissima ma che sembra già lontana, in cui dedicare una parte del proprio tempo libero allo sport era davvero una scelta di vita, seguire una passione per una disciplina che si praticava e che si amava a prescindere, indipendentemente dal compenso oppure da un interesse economico. La passione per il calcio, per Bartolomeo, era autentica, avendo militato da giovane in diverse squadre, che lo avevano portato fino alle soglie della Serie C. Seguendo un percorso comune a tanti, aveva iniziato poi ad arbitrare, ed era entrato nel mondo del CSI Bologna, prima quello del centro storico, in via Del Monte, poi a Villa Pallavicini. La sua era una presenza costante, non solo in campo, ma anche nelle riunioni e nelle tante occasioni conviviali, oltre che nelle tante iniziative del Comitato Provinciale. Il suo fare un po’ burbero, anche nei confronti dei dirigenti e degli atleti in campo, si stemperava però sempre in un sorriso e una strizzata d’occhio finale. Non mancavano, sui campi di periferia, oppure in quelli dispersi nella pianura o fra le montagne che ben conosciamo, possibili situazioni di tensione. In un paio di occasioni, sprovveduti tifosi che, dalle tribune, lo avevano gratuitamente offeso e contestato, confidando nell’impunità garantita dalla presenza della recinzione, se lo trovarono invece di fronte al termine della gara, non potendo fare altro che darsela a gambe… Un comportamento non ortodosso, forse, e certamente non consono alla situazione, ma ci permettiamo qui di raccontarlo, certi che anche lui sorriderebbe al solo ricordo: non ebbe mai bisogno di sfiorare nessuno, infatti, nemmeno con un dito, forte della voce che si era sparsa di una sua attività di gioventù (mai confermata, in verità) di pugile dilettante.

Naturalmente, abbiamo avuto modo di condividere, con lui e con tanti altri, l’esperienza arbitrale nel CSI Bologna; anni che sono stati davvero belli, e altrettanto importanti e formativi.

A Bartolomeo, e ai tanti colleghi e amici di quell’epoca, il nostro più grande e sincero GRAZIE.    

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