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Officina dello Sport il nostro incontro con il Vescovo Zuppi 1Per il nostro 70esimo ci siamo voluti fare un altro regalo davvero speciale, l’incontro dei dirigenti delle società sportive con l’Arcivescovo Matteo Zuppi, da sempre vicino al mondo CSI e sensibile ai nostri problemi. Più che riproporre la formula del convegno, sono state proprio le società sportive le vere protagoniste della serata in quanto, per la prima volta, hanno avuto la possibilità di parlare con l’Arcivescovo, in quello che doveva essere un dibattito, ma si è trasformato presto in un vero e proprio dialogo.

I temi della serata sono stati i più svariati e cari al mondo sportivo: i giovani, sicuramente l’epicentro delle considerazioni di tutti, ma anche l’impegno e i valori nell’educazione, le contaminazioni interculturali, l’importanza della forma fisica nella prestazione sportiva e i difficili rapporti tra l’atleta e il proprio corpo, gli oratori e il ruolo dello sport sotto il campanile.

Educatori, istruttori, dirigenti e atleti hanno posto importanti questioni relative al loro mondo e Mons. Zuppi ha risposto loro, offrendo generosamente il proprio contributo. Questa una sintesi delle loro testimonianze.

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Davide Fini, dirigente di società sportiva e presidente della commissione tecnica provinciale atletica leggera.

Sin da quando praticavo l’atletica, ero tesserato per il CSI, anche perché la società per cui correvo ha forti radici di appartenenza cristiana. Questo mi ha permesso di allenarmi per migliorare e tentare di vincere, ma anche di crescere come persona, insieme a tanti ragazzi di età ed esigenze diverse. Ora che sono istruttore e dirigente di una società sportiva tento di insegnare e trasmettere i valori del CSI. In questa decina di anni, nella mia società, sono stati accolti tanti ragazzi, di varie religioni ed etnie. Nonostante ciò, non si sono mai chiusi fra di loro come si potrebbe pensare ma, allenandosi assieme, hanno iniziato a capire le esigenze degli altri e ad aiutarsi ed incitarsi reciprocamente. Quando si va ad una manifestazione sportiva, sembrano una grande famiglia allargata e ciò lo si vede perché stanno sempre insieme e si spronano a vicenda. Tutto questo porta anche ad ottenere buoni risultati sportivi. Come si possono far comprendere ai giovani i valori cristiani, che appartengono al CSI, pur rimanendo in un mondo aperto all’intercultura?

Elena Fabbri, responsabile della formazione del comitato provinciale, dirigente di società sportiva e componente della commissione tecnica nazionale ginnastica artistica.

I vari ruoli ricoperti negli anni mi hanno portato a pensare quanto lo sport sia un mezzo formidabile per educare i bambini, i ragazzi, ma anche gli adulti. All'interno di una società sportiva l'allenatore, l'istruttore o l'educatore, diviene uno dei pilastri della vita dei piccoli atleti che arrivano grezzi in una palestra, piscina o campo da calcio o di atletica che sia. Tu cresci con loro e loro piano piano si formano e crescono prendendoti da esempio e cercando di assomigliarti sempre più. Spesso i genitori arrivano e vogliono semplicemente che il loro figlio cresca bene fisicamente, magari vinca e raggiunga risultati di prestigio.
In questo lungo percorso, che spesso dura molti anni, tu vedi i piccoli atleti crescere, vedi le loro difficoltà, capisci quando vorrebbero gettare la spugna, quando non credono più nelle loro qualità e quando le loro paure diventano troppo grandi per essere superate. Quando i tuoi ex atleti ti portano i loro figli per continuare ad allenare le generazioni successive, ti senti vecchio e un po' superato, ma è anche una soddisfazione capire quanto sei stato importante nella loro vita. Se ora sono disposti a lasciarti la cosa più preziosa che hanno, vuol dire che vorrebbero far provare ai loro piccoli le belle emozioni e le belle esperienze che a loro volta hanno ricevuto dallo sport. In questo momento storico, purtroppo, la relazione con gli altri risulta sempre più aggressiva, più concentrata nel capire le proprie esigenze e meno capace di vedere l'altro. Come possiamo ritrovare una dimensione più umana e altruista?

Mirco Baroncini, arbitro di basket e responsabile provinciale degli arbitri di pallacanestro.

Vorrei focalizzare il mio intervento su una figura particolare del mondo sportivo, quella dell’arbitro; la maggior parte delle persone vede l’arbitro solo come la persona che deve far rispettare le regole del gioco, io invece voglio soffermarmi su un altro aspetto. L’arbitro, che settimanalmente va in campo, oltre a mettersi al servizio dei giocatori per far rispettare il regolamento, è la principale interfaccia del CSI con tutti i componenti della squadra, e non solo con i dirigenti di società. L’incarico che è chiamato a svolgere è quindi duplice, sia come direttore di gara, sia come rappresentante del CSI di Bologna in tutte le sue componenti, dal Presidente di Comitato, passando per i vari componenti delle Commissioni, senza dimenticare le persone della segreteria e dell’amministrazione. In quanto rappresentante del CSI di Bologna, è quindi il portabandiera sul campo dei valori sportivi e morali dell’ente che rappresenta, che vive l'esperienza dello sport come momento di educazione, di maturazione umana e di impegno in una visione ispirata alla concezione cristiana dell'uomo. Si può essere arbitri tecnicamente molto preparati, essere consapevoli di rappresentare il CSI di Bologna, ma questo ahimè non basta per assistere ad una bella partita (a prescindere dello sport di cui si parla): un’altra componente indispensabile è infatti la collaborazione da parte dei giocatori (e allenatori). Soltanto in questo modo, anche se nella pallacanestro ci sarà sempre uno che uscirà sconfitto, non lo sarà sportivamente parlando. Recentemente abbiamo istituito il premio Fair-Play, finalizzato a premiare quel giocatore che, segnalato degli arbitri, si è distinto per un atteggiamento di rispetto sportivo verso avversari e/o arbitri; però onestamente ne vorremmo premiare di più di giocatori. Come possiamo promuovere il fair-play, favorendo lo spirito di correttezza e lealtà, quale strada ci consiglia di intraprendere ?

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Rossella Guidoboni, diplomata all'ISEF di Bologna, a Porretta Terme, dove abita, collabora con la società polisportiva ASD Trottola, di cui è fra i soci fondatori.

Appartengo al mondo CSI da più di 30 anni. La mia società sportiva ha scelto il CSI perché, fra le proposte che ci furono fatte, era l'Ente di Promozione sportiva che meglio incarnava l'idea di sport che sentivamo di voler diffondere: uno sport di inclusione e non di selezione, uno sport in cui anche se uno sa fare poco, il gruppo può valorizzare quel poco. Sei anni fa il presidente provinciale mi ha chiesto di rendermi disponibile come consigliere, con uno scopo preciso: portare le esigenze delle società sportive in modo che il CSI potesse essere ancora più vicino, con un'attenzione particolare alle realtà di "periferia". In un mondo che tende a centralizzare, il CSI decide di uscire, di andare incontro. Dimostrando in questo modo che le sue società con gli atleti e i dirigenti non sono numeri astratti, ma persone da ascoltare, con esigenze diverse a seconda del luogo in cui fanno attività e della tipologia con cui lo fanno. In ogni scelta il CSI cerca di portare questo messaggio di attenzione alla persona e si riconosce in quei valori trasversali di lealtà, onestà, accoglienza, di gratuità, di servizio all'altro attraverso lo sport. Purtroppo però non sempre le società scelgono il CSI per scelta "di campo" già maturata, ma semplicemente per la qualità dell'offerta organizzativa, oppure per una mera questione di costi… Come possiamo rendere più trasparente sul campo e nella formazione dei dirigenti e degli allenatori, la scelta di camminare in comunione con la Chiesa e di vivere nello sport i valori cristiani?

Luigi Masina, dirigente della polisportiva S. Maria di Fossolo e consigliere provinciale.

Fondata oltre trent'anni fa nell’omonima parrocchia da genitori che volevano impegnarsi in prima persona per creare un ambiente sportivo e educativo per i loro figli e i ragazzi della parrocchia, fin dall'inizio il S. Maria di Fossolo trovò nel Centro Sportivo Italiano il luogo in cui poter realizzare questo obiettivo (fu messo perfino nello statuto) e così partecipò ai primi campionati delle parrocchie. Io seguendo la passione di mia mamma Angela, tra i fondatori e allenatrice, a 19 anni mi trovai ad allenare una squadra di pallavolo e da allora mi sta a cuore il mondo giovanile, e ho sempre visto come anche lo sport permetta di avvicinare tanti giovani credenti, non credenti o magari solo distratti. Ancora oggi alleno la squadra parrocchiale delle medie. Nel tempo ho conosciuto sempre più a fondo il mondo del CSI, dove faccio parte della commissione pallavolo, dopo averla guidata per alcuni anni. Seguo il mondo giovanile adesso anche come genitore, e desidero che si possano trovare realtà di sport educativo con valori sani e anche cristiani. In questi anni al CSI mi sono confrontato con molte società sportive, sia quelle prettamente parrocchiali che quelle più strutturate. Esigenze diverse che si è cercato di unire nella grande famiglia del CSI. Lo sport è luogo di frontiera perché permette di accogliere tutti al di là delle differenze che nel nostro mondo spesso sembrano insormontabili. La pallavolo poi secondo me è uno sport molto adatto a questo ruolo, perché non c'è il contrasto fisico e questo ci permette il gioco misto, con uomini e donne insieme, ma anche giovani e adulti, in un incontro intergenerazionale. Al CSI non si fanno distinzioni e anzi c'è molta apertura verso tutti. A mio avviso anche tanti pregiudizi "confessionali" nel tempo sono stati superati. La parte più difficile è sempre quella di coniugare l'aspetto dell'accoglienza a tutti con il rigore del messaggio cristiano che vogliamo comunque trasmettere. Speriamo sia più efficace quello che comunichiamo con il nostro modo di fare, rispetto a quello che diciamo solo a parole! Una novità che mi ha colpito molto di Papa Francesco è che ci invita a mettere in discussione tante nostre abitudini, anche giuste, per riconvertire maggiore energia verso l'altro, la persona. Nel nostro mondo sportivo è facile capire chi sono gli altri, ma come possiamo rivoluzionare il sistema per permettere di affascinare i giovani con quella energia e rinnovato entusiasmo, come ci insegna il Papa?

Antonio Silvestrin, presidente della società sportiva CSP Pontecchio.

Ringrazio Sua Eminenza e il CSI per l’opportunità che mi è stata data. CSP sta proprio per Centro Sportivo Parrocchiale. La società sportiva è stata fondata nel 1984 da don Tonino Stefanelli. Siamo poi passati da 70 a quasi 300 tesserati, nei 6 anni della mia presidenza. Questo è merito degli allenatori e dei dirigenti, che sono principalmente ex atleti e genitori che prestano gratuitamente il loro lavoro a favore dei giovani. Abbiamo coinvolto anche le mamme, che ci danno una mano anche loro, principalmente per l’amministrazione e segreteria. L’obiettivo prossimo è quello di creare un’unione tra allenatori ed educatori dei nostri campi solari. La mia domanda è: cosa può significare oggi fare sport sotto il campanile?

Gemma Ferri, atleta nella ginnastica artistica, ha partecipato con la Polisportiva Energym a competizioni di livello provinciale, regionale e nazionale.

Ho iniziato la mia attività da piccola, con la ginnastica artistica. Ho passato anni e anni di duro lavoro in palestra, nella società sportiva Energym. Ho scelta la ginnastica artistica perché la musica e lo sport sono un connubio perfetto fra due cose che mi piacciamo tantissimo e dove riesco a esprimermi al meglio. A un certo punto della mia carriera, ho subito un grave infortunio che mi ha obbligato a mettermi in discussione, e portata a capire che nello sport, come nella vita, ci sono sempre alti e bassi. Adesso ho fatto anche il corso da istruttrice; lo sport mi ha insegnato sia i valori che il divertimento. Come si può riportare lo spirito giusto, quando il corpo non segue più quello che la mente ci vorrebbe far fare?

“Molto di ciò che avete detto, contiene già le risposte”. Questa è stata la frase significativa al termine di questo intenso ed emozionante dialogo, da parte dell’Arcivescovo, che ha voluto così fare una sintesi dell’importanza dell’operato del CSI a Bologna in questi 70 anni. È stato infatti Mons. Zuppi a sottolineare come in realtà l’essenza stessa del CSI sia talmente insita nel suo operato da ritrovarlo in ogni sua attività: il Centro Sportivo italiano promuove un movimento sportivo giovanile che vive l'esperienza dello sport come momento di educazione, di maturazione umana e di impegno, in una visione ispirata alla concezione cristiana dell'uomo e della realtà. L’Arcivescovo ha citato spesso Papa Francesco come aiuto e ispirazione nella lettura e interpretazione di molte situazioni quotidiane. In mezzo alla società multietnica e interculturale, bisogna essere prima di tutto dei bei cristiani. Occorre riconoscere in ciò che fa il CSI la bellezza dell’altruismo, dell’impegno nel volontariato, dell’educare gratuitamente con gioia, felicità e vivacità: il CSI fa questo perché è questo! L’educazione è il momento sommo di afflato cristiano: bisogna educare ad un buon rapporto tra maschi e femmine, tra persone di culture diverse, il rispetto per l’altro e la tolleranza. Gli educatori (e si fa riferimento agli allenatori, ai dirigenti, agli arbitri) sono formatori, diventano per i ragazzi modelli da imitare ed il loro ruolo va ben oltre l’insegnamento di un semplice regolamento sportivo; essi hanno il compito di “affascinare” i giovani raccontando loro la storia e i valori del CSI, permettendo loro di giocare, fare attività e sport.

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Consegnato il Discobolo d’Oro alla memoria di Sandro Montanari.

Al termine di questo scambio di punti di vista, esperienze e testimonianze, Mons. Zuppi è stato chiamato a condividere uno dei momenti sicuramente più emozionanti di tutta la serata, la consegna del Discobolo d’Oro assegnato alla memoria di Sandro Montanari, indimenticabile atleta, allenatore, dirigente ed educatore delle società sportive Italia CSI Molinella e US Reno. Nel ricordo di Sandro, alla presenza di tanti parenti e familiari e di una folta rappresentanza di compagni e amici della sua società sportiva, abbiamo così potuto sintetizzare in una sola persona il ricordo e l’esempio di uno di noi che, pur avendoci lasciato in giovane età, ha significato con la sua esistenza, le sue grandi capacità e il suo esempio, gli ideali più alti di onestà, serietà, passione sportiva e vita cristiana. Anche il il Vice Direttore di Emilbanca dott. Matteo Passini ha voluto ricordarne la figura, in quanto Sandro all’attività sportiva affiancava quella di funzionario proprio di questo istituto di credito.

Di nuovo, alla consegna di quello che rappresenta il più alto riconoscimento della Presidenza Nazionale del CSI, le parole dell’Arcivescovo sono state ricche di significato e un nuovo attestato di sincerità e affetto verso il mondo del CSI: “E’ a lui che pensavo quando riflettevo sull’importanza degli educatori” – ha ammesso Mons. Zuppi, e ancora – “Ripensando a quante persone parlano ancora di Sandro, lo ricordano e lo rendono parte del loro presente, si può certamente dire che nella vita abbia vinto lui… e a suo modo abbia vinto anche sulla morte!”.

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