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APRILE 2023.

aprile Giovani di ieri di oggi e di domaniBuone notizie, ma anche dati contraddittori e in controtendenza, dal Rapporto Bes, l’interessante analisi dell’Istat che, periodicamente, comunica i risultati del monitoraggio del nostro paese, partendo da 12 diversi indicatori del benessere e di diverse aree di studio, che riguardano la vita degli italiani. Molti i dati positivi, che rappresentano un’ottimistica previsione di ripresa, dopo due anni veramente difficili. Mentre si intravvede, nonostante il caro energia, il protrarsi della guerra in Ucraina e l’inflazione ormai vicina alla doppia cifra, qualche segnale di inversione di rotta, per quanto riguarda la ripresa economica, la qualità dei servizi e del tempo libero, la disponibilità di opportunità lavorative, la conciliazione dei tempi di vita e la sicurezza. Molto bene anche l’innovazione e la ricerca. Meno bene, per esempio, la tutela della salute e dell’ambiente, dove si manifestano le maggiori preoccupazioni, diminuiscono le garanzie e aumentano le disparità. In generale, oltre la metà degli indicatori esaminati restituiscono un miglioramento, mentre un altro 15% si mantiene costante. In tutto questo, il vero buco nero è rappresentato oggi dagli indicatori che riguardano la parte più giovane della popolazione, le nuove generazioni di piccoli e piccolissimi. Preoccupano, infatti, le percentuali negative di indicatori importanti, in calo decimale ma costante già da alcuni anni, quali la disparità fra i diversi generi e quelle osservate su base territoriale, la minore sicurezza, il disagio psicologico, il calo dell’aspettativa di vita alla nascita e l’abbandono scolastico.

Sono riprese, intanto, con la primavera, anche le occupazioni scolastiche, che hanno interessato come sempre gli istituti superiori. Anche qui, è facile percepire come l’aria sia molto cambiata. Occupazioni più brevi, poco o pochissimo coordinate fra le diverse scuole e le diverse città, con obiettivi più confusi e meno condivisi (politici, didattici, sociali, ambientali…) e dove non emerge alcun leader riconosciuto, né a livello locale né nazionale. Anche i partiti girano molto alla larga, mostrando di faticare a comprenderne le motivazioni e le istanze. Lontana la richiesta di voler contare qualcosa, per la prima volta, nella società, propria del ’68, così come il nichilismo del ’77. Superati i movimenti degli anni ’80 e ’90, legati a grandi battaglie sociali e civili (la droga, il nucleare, il no alla guerra, la riforma scolastica e le politiche giovanili), la richiesta più ricorrente è oggi quella di essere seguiti nella crescita formativa, come nell’alternanza scuola-lavoro, e quella di una maggiore assistenza psicologica verso tutte le fragilità.

Torna, dopo quasi 20 anni di oblio, la discussione sul voto ai 16enni. Dopo il suffragio universale, introdotto solamente nel 1945, dopo il voto ai 18enni, arrivato in Italia nel 1975, erano stati i primi anni 2000 gli anni in cui era stata avanzata la proposta di estendere il voto ai 16enni. Dapprima, poteva apparire solamente una provocazione, successivamente molti partiti iniziarono a metterci la testa, più che altro per commissionare studi e sondaggi per valutarne l’impatto sul proprio elettorato. Successivamente, proprio negli anni che sono stati poi caratterizzati dalla nascita di partiti e movimenti nuovi, da un ricambio generazionale addirittura tumultuoso, fra rottamatori e nuovi leader under 40, per almeno dieci anni questo tema era uscito dai radar. Torna oggi di attualità: probabilmente, magari non subito, sarà la volta buona.

Julia Ituma era una ragazza di 18 anni. Cresciuta in una Polisportiva del CSI di Milano, aveva da subito intrapreso una carriera fulminante, che l’aveva portata a conquistare un posto in squadra nella Igor Volley di Novara, un’autentica fucina di campionesse. Per questa giovane pallavolista, considerate le comuni origini, si erano già sprecati i paragoni con Paola Egonu, se non altro per il talento precoce e i risultati raggiunti. La sua fine tragica e incomprensibile, sulla quale ancora non è stata fatta pienamente luce, ha lasciato in tutti un’insanabile ricerca di una spiegazione impossibile. Alle esequie, celebrate nella Chiesa di San Filippo Neri dove era cresciuta anche sportivamente, ha detto l’Arcivescovo di Milano Delpini: “Si affollano domande, inquietudini e sensi di colpa. Viviamo insieme il dramma di renderci conto che la vita non ha mantenuto la sua promessa di felicità”.

Quattro quadri, diversi e contemporanei, di un mondo giovanile che deve ogni giorno trovarci attenti e responsabili ad elaborare, per quanto possibile, una proposta e una risposta.

Andrea De David

presidenza@csibologna.it

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