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Scopri con noi il percorso della ROUTE 78, la tappa di "Cammino l'Italia", evento promosso dalla Scuola Italiana Nordic Walking, organizzata dall’Associazione “Gli amici di Luca” insieme al CSI Bologna con il maestro SINW Massimo Cocchi.

La Route 78 si svolge nella giornata di sabato 11 febbraio 2023 lungo il percorso ciclopedonale del Navile e sarà anche la seconda edizione della Camminata dei Risvegli, iniziativa a favore de "Gli Amici di Luca" per il sostegno delle attività rivolte alle persone con esiti di coma e loro famigliari (sito www.amicidiluca.it).

Ecco una breve descrizione del percorso che faremo lungo il Navile, con cenni storici e paesaggistici, curiosità e notizie di cronaca gentilmente messi a disposizione da Mauro Tolomelli di "Il nostro Navile" e in parte tratti da "Storie nella Storia - Le acque di Bologna" Ed. Pendragon.

tolomelli le acqua di bologna

Storie nella Storia

Le acque di Bologna

Ed. Pendragon

 

PERCORSO

Al Canèl dal Tolomel!

Storia

I primi a rendersi conto che la città aveva bisogno di una via d’acqua con cui rifornirsi per innumerevoli scopi furono i Longobardi che iniziarono dei lavori sul canale di Reno con una chiusa in sassi che doveva garantire acqua anche nei mesi di magra.

Infatti re Berengario I° nel 905 concesse ai Bolognesi di navigare sul Reno e verso il Po. Una struttura simile ad un porto in cui fare affluire le merci era la “Piscariola” (Selva di Pescarola). Intorno al Mille i rapporti commerciali con le città vicine avvenivano tramite navigazione palustre (Padusa Palude). L’azione erosiva delle sponde e le piene dei torrenti che andavano verso l’Adriatico riempivano sempre più di detriti la parte nord della palude rendendo incerta e difficile la navigazione.

Sost.Grassi ridSi pensò quindi di costruire un canale, sfruttando il percorso del Savena antico ormai secco, che rendesse sicura la navigazione fra le terre palustri bonificate e che consentisse magari di arrivare al mare. Il Navile, occorre dirlo, non è un canale di bonifica ma è dotato “di acqua propria”. Iniziò quindi un processo di convogliamento di tutte le acque dei fiumi del territorio portate in città attraverso i canali di Reno e Savena nel Navile e del torrente Aposa, consentendo così una navigazione sicura, una produzione di energia e una garanzia irrigua alle terre del contado bonificate.

Nel 1208 il Comune acquista il “diritto di acqua” dai Ramisani, famiglie proprietarie di un ramo del Reno e della Chiusa di Casalecchio per immetterle, attraverso due canali scavati appositamente, nel nuovo canale che originava in zona Lame (palude) e arrivava a Corticella. Nel 1271, Bologna costruì una flotta navale (!), al cui comando il Comune di Bologna pose l’ammiraglio genovese Malucelli, con la quale sconfisse la flotta veneziana comandata dal nipote del Doge Contarini, in una battaglia “navale” sul Po a Primaro, ottenendo per un po’ di tempo dazi e commerci più favorevoli con Venezia.

In piena Signoria dei Bentivoglio si volle trasferire il porto dal Maccagnano (Bova) a Porta Galliera, più vicino al castello dei Signori. I lavori furono affidati all’architetto milanese Pietro da Brambilla ma dopo pochi anni dall’inaugurazione venne abbandonato per interramento. Al Brambilla venne dato incarico anche di ovviare alla pendenza eccessiva fra città e Corticella. Furono costruiti, nel 1491, due “Sostegni”, due sbarramenti lignei trasversali (Battiferro e Grassi). Anche questo però fu insufficiente ad agevolare la navigazione e risolvere i problemi di erosione della sponda per cui, una volta scacciati i Bentivoglio, se ne costruirono altri su mandato di Papa Paolo III (Concilio di Trento) (governo dello stato Pontificio) che nel 1547 affida a Jacopo Barozzi detto Il Vignola il compito di migliorare con le idee di Leonardo da Vinci i tre sostegni: Corticella, Grassi (nella foto), Battiferro.

Tanto bene andarono che ne costruirono altri tre dopo 10 anni (Landi, Torreggiani e Bova).

Nei decenni a seguire venne iniziata la costruzione di un nuovo porto e realizzate le infrastrutture per magazzinare, la dogana e la manutenzione barche. E verso la fine 700 anche l’attuale Magazzino del sale (Salara).

Fra il 1500 e fine 1700 il canale raggiunge il suo massimo splendore ma nella prima metà dell’800 comincia il declino per la riduzione del commercio di seta e del mercato della canapa.

Napoleone dà il definitivo colpo all’industria della seta, poi la costruzione della strada verso Ferrara, resa possibile dalla continua bonifica dei terreni e, successivamente, la ferrovia diedero il colpo di grazia al Navile. La miseria costrinse a dedicare tre giorni all’irrigazione e tre alla navigazione. A inizio 1900 l’acqua vie in soccorso alla produzione di energia con la costruzione di una centrale idrotermoelettrica nel 1901 al Battiferro. Nel 1911 il Navile viene declassato a navigabile di 2° categoria. Nel 1952 si abbandonano i Sostegni e purtroppo, già nei primi del ‘900 viene adibito a raccolta delle acque reflue, divenendo la fogna della città.

 


Sostegno di Corticella

Sost.CorticellaFino alla metà del 1500 è stato l’effettivo porto di Bologna per le difficoltà di percorrere il tratto per arrivare al porto del Maccagnano. più vicino alla città.

All’approssimarsi al sostegno il canale si divide in due per riunirsi di nuovo un po’ più a valle, dopo la chiusa e la conca. Il ramo di destra passa sotto le costruzioni, la casa della Gabella, le paratie di governo dell’acqua che sfocia nel Pelago e la ex-centrale elettrica del 1936.

La conca ellittica è capolavoro del Vignola, Jacopo Barozzi. L’importanza del porto ha favorito lo sviluppo socio-economico di Corticella fin dal 1300 e intorno sono nate locande e osterie, attività commerciali e culturali. Nei pressi, poco più a valle erano le Antiche Fonti salutari di Corticella e sulla sinistra idraulica l’antico vivaio, oggi Borgo Sartoni. Nei pressi della conca è presente un’edicola votiva, la Madonnina dell’olmo, risalente a fine 1600, che al tempo stesso è punto di devozione, di ristoro per la fonte che scaturiva dalla sorgente sottostante e conserva per il cibo una volta riempita di neve.

 

 


Sostegno del Landi

SOST.LANDISostegno costruito intorno al 1560 in aggiunta a quelli del Battiferro e del Grassi. È detto popolarmente Sostegnazzo contrariamente al Grassi detto invece Sostegnino per le sue piccole dimensioni. In questo luogo c’è la Casa del Genio civile, sede amministrativa del passato e una piccola casetta, la casa del sostegnarolo, oggi ancora abitata. Sul lato destro del Canale oggi c’è una residenza sanitaria assistita che ha sostituito un’antica cartiera del 1700, funzionante fino agli anni 50. Dell’antica cartiera sopravvive parte del muro esterno e l’uscita del tunnel delle acque utilizzate per la lavorazione della carta.

 

 

 


Sostegno del Torreggiani

sost.Torreggiani

Coevo del Sostegno del Landi, vede oltre alla casa di manovra e alla conca a due vie una serie di case di abitazione che un tempo erano abitate da operai delle fornaci della zona e addetti al traffico delle merci sul Navile.

E’ l’unico in cui ancora è presente un punto di ristoro sopravvissuto ai tempi dei tanti che erano presenti come osterie e locande in ogni sostegno fino a Malalbergo, il rinomato e apprezzato ristorante da Sandro al Navile.

Attorno al ristorante resiste un nucleo confinato di case, un Borgo antico.

 


Il Battiferro

Sost.BattiferroInsieme al Grassi, di dimensioni decisamente minori, è uno dei primi sostegni risalente all’ultimo decennio del 1400. Qui il Navile si divide in due, il ramo di destra entra nella conca di navigazione mentre il ramo di sinistra, così come al sostegno di Corticella vede gli organi di controllo del flusso idrico. Il primo, a destra, è detto Fossetta l’altro, a sinistra idraulica è detto Canalazzo. I due rami si riuniranno al Ponte della Bionda, appositamente costruito per consentire l’attraversamento del cavallo trainante il barcone. In riva destra, quasi sulla conca, si intravedono ancora i ruderi di una pila da riso che ha sostituito l’antica cartiera settecentesca della famiglia Bardi e sulla sinistra della costruzione ciò che resta dell’antico oratorio della Madonna delle Grazie. Il nome Battiferro deriva dalla presenza di un antico maglio, molto grande e potente, che poteva lavorare anche manufatti di grandi dimensioni. Oggi è presente nel piazzale un’antica fornace, la Galotti, mirabilmente restaurata conservativamente e trasformata nel Museo del Patrimonio industriale di Bologna.

 E ancora, in questo luogo pieno di storia, sorge una centrale idrotermoelettrica che funzionava con un salto di soli 4 metri dell’acqua del Navile. La centrale è risalente al 1901, molto probabilmente la prima in Italia. Oggi attorno al Battiferro è sorto un quartiere universitario che è andato ad affiancarsi alla sede del CNR. A valle del Battiferro si può intravedere il ponte della cintura ferroviaria di Bologna attraversare il canale il percorso del traffico merci del nodo ferroviario bolognese.

 

 

Ponte della Bionda


Ponte Nuovo o della Bionda

In questo luogo avviene il ricongiungimento dei due canali, la Fossetta, navigabile e il Canalazzo, canale di compensazione. Dal momento che la barca doveva procedere sulla Fossetta era necessario che il cavallo potesse prendere il sentiero al lato del navigabile. Per questo era necessario che ci fosse un passaggio che glielo consentisse. Infatti il ponticello, in origine in legno fino al 1680 circa, viene sostituito da uno nuovo in muratura, di qui il nome di Ponte Nuovo. La leggenda narra di una “biondocrinita dama, d’amor consolatrice del viandante” che si posizionava sul ponticello pronta a rispondere ai desideri dei viaggiatori. Il ponte è stato restaurato grazie alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e riaperto al passaggio il 22 giugno 2004 grazie alla passione e  determinazione di Fausto Carpani e della sua Associazione “il Ponte della Bionda” che si occupa di quel tratto di Navile dal 2003. Sul fianco est del ponte è visibile uno spazio rettangolare che si dice contenesse una lapide in marmo che ricordava il passaggio nel 1456 di Santa Caterina de’ Vigri per il rientro a Bologna al Monastero del Corpus Domini.

 


Curiosità e notizie di cronaca sulle acque di Bologna

Il canale era navigabile solo per 7-8- mesi /anno a causa della penuria idrica estiva

Le barche, i burchielli, erano lunghe circa 6-10 metri e larghe max 3

C’erano barche per passeggeri e per merci; quando si arrivava alla palude, se si voleva proseguire fino al mare, si doveva trasbordare su barche a pescaggio minimo.

C’era anche una barca particolare, una “ghiacciarola”, per rompere il ghiaccio d’inverno. Le merci di terra di pianura e montagna come legname, gesso, olio e vino, marmi, canapa andavano per tornare con sale e pesce. Nel 1500 c’era servizio postale collegava Bologna con Ferrara e Venezia due volte a settimana. I tempi necessari alla percorrenza, al viaggio sul Navile: dal porto a Corticella 4 ore, fino a Malalbergo 7ore.

Sul canale erano molteplici le attività dei lavoratori: il Custode (responsabile del porto), Gabellino (riscossore dei dazi), Catenarolo (impediva tramite catena di uscire alle barche che non avevano pagato), Sostegnarolo (addetto a manutenzione e funzionamento ai sostegni), Cavalcante (un supervisore che a cavallo percorreva il canale mensilmente per valutare e prevedere le manutenzioni), Battifanghi (gli addetti al lavoro di manutenzione restare e argini), il Capitano (che comandava a Malalbergo, ultimo porto)

bologna2L’Aposa entra in città fra Castiglione e S. Mamolo (Serraglio dell’Aposa) e passa sotto via Castiglione.

Gli anelli nel muro di Palazzo Pepoli non erano per le barche e ma per i cavalli contrariamente ipotesi fantasiose! Sull’Aposa non si navigava.

Prosegue fino nei pressi di via del Pallone dove si immette nel Canale delle Moline e insieme, in compagnia del Canale di Savena, vanno finiscono nel Navile alla Bova. Il torrente era attraversato (alle Due Torri) da un ponte romano esistente ancora oggi sotto via Rizzoli. Il canale di Savena, così come il canale di Reno a Casalecchio, origina da una chiusa corre parallelo all’Aposa (costruito a fine 1100) con una chiusa ancora visibile dal ponte di S.Ruffillo. Entrambe le chiuse furono costruite a fine 1100

In zona Moline-Alessandrini c’erano ben 15 mulini che usavano la forza motrice per sminuzzare rami e galle (tannini per conceria), macerare e battere le pelli, macinare i cereali, filare. Nel 1300 ce n’erano 37 di mulini, nel 1700 ben 500.

Il Canale di Reno entra in città alla Grada (da “grata” per fermare gli oggetti che potevano danneggiare le strutture sul Canale) poi prosegue per via Riva Reno e in via Marconi dove si divide in due rami: uno va a est e poi a nord per divenire canale delle Moline, l’altro va a nord dando origine al Cavaticcio. Sul Cavaticcio c’è salto di 14 m che alimenta una centrale idroelettrica sotterranea. Tutti i canali canalini e canalette, Aposa compreso, confluiscono nel Navile alla Bova.

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